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la Tristezza e il Calmare la Sete Interiore

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ci sono emozioni che vivo più facilmente e altre che invece sono più complicate da gestire… però l’importante è il percepire l’emozione che cresce dentro me, qualsiasi essa sia.
sentire il dolore, la pace, la stanchezza, il benessere, la fame, l’appagamento, la gelosia, la gioia…
sentire dentro me, prestare attenzione a ciò che sento, come la sento, essere presente senza nascondermi ma vivendola completamente…

l’onda sale, sale alta, si gonfia…
mi toglie il fiato…
mi toglie il respiro…
poi…
poi s’infrange, si scioglie…
respiro…
sorrido…
è passata…

e poi ecco che cambia la vibrazione… cambia dentro e fuori di me…

Grazie!

quello che segue è un articolo di Bethany, la blogger che seguo da qualche tempo…

“Author: Bethany Webster. Check out her blog Womb of Light

at “Womb of Light

la Tristezza e il Calmare la Sete Interiore

Ci sono tanti momenti della vita umana che sono dolorosi. Quando gli anziani iniziano ad invecchiare e non possono fare quello che usavano fare. Quando i bambini crescono e lasciano la casa dei loro genitori. Quando una lunga relazione finisce. Nel guardare un amato lottare con una malattia. Quando un animale domestico muore. La risposta naturale e normale in queste situazioni è semplicemente sentirsi triste.

Così spesso potremmo sentire che i nostri sentimenti non gioiosi rappresentano qualcosa di sbagliato o fuori allineamento. Troppo spesso trasciniamo noi stesse rapidamente fuori dal dolore nel tentativo di “andare avanti”, quando in realtà il dolore è l’unica cosa che autenticamente ci può portare avanti. Non c’è niente “da fare” ma percepire il tutto, permetterci di piangere, di essere silenziose, di essere riflessive.

Autenticamente sentiti, tristezza e dolore sono i capisaldi della compassione e la base per un agire saggio

Parte dell’essere svegli è l’atto di permettere a tutte le nostre emozioni di essere riconosciute e sentite, senza resistergli, rifiutarle o giudicarle – solo interagendo con loro, con apertura, curiosità ed empatia. Permettendo loro di essere. Più rifiutiamo i nostri sentimenti, tanto più essi persistono; diventando nel tempo disfunzionali e bloccati in schemi. D’altra parte, più apertamente abbracciamo le nostre emozioni difficili, più facilmente si trasformano in altri sentimenti come sollievo, gioia e pace.

Ecco alcune delle nostre credenze culturali sulle emozioni difficili:

▪Emozioni negative e impegnative rappresentano un fallimento personale.

▪Essere gentile e gradevole è fondamentale. (i nostri veri sentimenti possono offendere gli altri).

▪È dovere di una donna mettere il benessere degli altri sopra il proprio.

▪L’abnegazione è nobile e ci sarà col tempo una ricompensa.

▪La manifestazione dell’intensità emotiva è poco attraente e un segno di debolezza.

Quello che la maggior parte delle persone non capisce è che ogni emozione che si sopprime, col tempo dovrà essere elaborata. Le emozioni che neghiamo o evitiamo non vanno mai via realmente, rimangono in attesa sotto la superficie. Nel corso del tempo, l’accumulo di sentimenti non trasformati può causare malattie e ulteriore angoscia mentale. Quando si inizia a “svegliarsi” queste cose salgono in superficie per essere accolte e trasformate con maggiore coscienza e consapevolezza. Attraverso questo processo, apprendiamo che noi siamo lo spazio benevolo in cui nascono emozioni, non le emozioni stesse.

Visto che non c’è scampo da emozioni difficili, diventa chiaro che è saggio elaborare le nostre emozioni nel momento più vicino in cui si presentano. Questo ci mantiene chiari, freschi, disponibili al momento e con una maggiore capacità di essere con tutto il cuore aperti a noi stessi e a chi ci circonda.

Recentemente mentre interagivo con altre persone ho sentito una rabbia intensa crescere in me che mi ha sorpreso. A fianco questa c’era una consapevolezza che la mia rabbia non riguardava affatto le persone con cui ero. Sono stata in grado di percepire la legittimità della mia rabbia e la necessità di elaborarla. Ho capito che tutto quello di cui avevo bisogno era un po’ di tempo e spazio per sentire pienamente la tristezza e la rabbia erano sotto la superficie in cerca di una comunicazione. Ho notato che mia rabbia si era avvicinata perché a qualche livello mi sentivo priva di qualcosa. Ho fatto una nota mentale per riflettere su questo più tardi. Questa nota mentale e il breve riconoscimento della mia rabbia ha portato al calmarsi della situazione.

Fui in grado di riflettere sulla mia rabbia il giorno dopo ed ebbi un po’ di tempo da sola per piangere, un giornaliero e giusto guardare nello spazio della quiete, ad ascoltare il mio respiro. In questo spazio alcuni interessanti spunti e ispirazioni sono stati provocati. Una prospettiva nuova, emozionante, rafforzante emerse dal permettere a me stessa di essere con la mia rabbia e il dolore che c’era sotto.

Più tardi stavo fantasticando e pensando di come sarebbe sorprendente se tutte le persone si sentissero degne e fossero disposte e in grado di fare spazio nella loro vita per elaborare e trattare le emozioni dolorose, sapendo che così facendo eviterebbero irritanti inneschi e proiezioni poste sugli altri, che causano dolore e lotta non necessari. (Giorni di salute mentale?)

Cosa succederebbe se tutta la gente fosse incoraggiata e sostenuta nel prendere il tempo e lo spazio per elaborare emozioni difficili in modo sano?

Cosa succederebbe se tutte le persone conoscessero l’importanza fondamentale di fare così e se la società avesse promosso questo? E se fosse tradizionale nella nostra cultura per le persone avere gli strumenti disponibili per loro e l’educazione su come lavorano le nostre emozioni, come traversarle con abilità e come vedere le opportunità presenti in loro, ecc. Che cultura saggia sarebbe!

Noi possiamo iniziare a costruire questa cultura adesso, una cultura di fluidità emotiva e di responsabilità.

Un’idea sbagliata comune è che le persone che sono “evolute” non sentano mai emozioni impegnative come rabbia, collera, dolore, gelosia. Direi piuttosto il contrario. Essere svegli, consapevoli e centrati significa incorporare lo spazio benevolo per l’intero spettro delle emozioni che emergono e vengono viste. Intelligenza emotiva e padronanza provengono dall’abilità di sentire tutti i tipi di emozioni senza rimanere bloccati o identificati con alcuna di esse. Si potrebbe dire che abbiamo la capacità di diventare emotivamente “fluenti”.

Un qualcosa con cui ho lottato e so che anche altri lo hanno fatto, è il senso di essere non vista, non riconosciuta, non convalidata, essere invisibile. Tutti i bambini vengono al mondo emotivamente fluenti, sanno ciò che sentono e si esprimono senza paura. Quando hanno fame piangono. Quando sono felici, il loro sorriso illumina la stanza.

I bambini hanno bisogno dei loro genitori per specchiarsi al fine di sviluppare un sé. La possibilità per i nostri genitori o tutori di rispecchiarci e sostenere il nostro sviluppo emotivo è limitato dal grado che hanno di quello spazio benevolmente accogliente nei confronti di se stessi e delle proprie emozioni. Quando abbiamo mostrato sentimenti che loro hanno rinnegato o rifiutato all’interno di se stessi, ci hanno respinto. In definitiva, non è personale ne è intenzionale, ma è comunque dannoso. Come adulti è nostra responsabilità di riparare i danni e le ferite che abbiamo acquisito e di raccogliere i benefici della nostra trasformazione.

Come bambini abbiamo bisogno di un’approvazione esterna per sopravvivere, ma come adulti l’approvazione che dobbiamo trovare è la nostra.

Recentemente ho riflettuto sul dono di essere stata non vista e non riconosciuta, di essere stata circondata da persone che, a causa le proprie ferite, erano incapaci di riconoscere o abilitare me.

La mia sensazione è che il vero dono del dolore di essere invisibile non ha altra scelta che trovare e rivendicare il proprio valore dentro di sé in primo luogo, senza prima ricevere approvazione o convalida di altri. In tal modo, emerge una singolarità dello spirito. Questa forza può solo emergere dopo che un certo periodo di lutto è stato portato a termine; lutto per quello di cui legittimamente avevi bisogno che non hai ricevuto, accorgendoti che non era una tua colpa, accorgendoti che le ferite inconsce del tuo genitore/custode ne erano la causa, un qualcosa di completamente fuori dal tuo controllo. Una compassione per la condizione umana è possibile quando seguiamo dove ci porta il dolore. Il dolore non ci indebolisce o ci impoverisce, esso ci ripristina e ci rinnova.

La capacità di piangere appieno è una parte essenziale del percorso del Cuore

Il dolore pulisce il percorso per il sostegno autentico del proprio valore e lo senti nelle tue ossa. Successivamente si diventa capaci di offrire qualcosa agli altri che non ti è stato mai dato, ma qualcosa di reale che tu hai scoperto in prima persona all’interno di te stesso. Questo non può mai essere tolto a te.

Irradiando auto-benedizione, diventi una benedizione per gli altri, una fonte di bontà e benevolenza che gli altri possono riconoscere e sentire dentro di sé. La tua auto-benedizione facilita e rafforza lo stesso negli altri, anche se solo energicamente.

Hai riconosciuto il massimo e il meglio dentro di te, e ispiri e lo chiami fuori dagli altri solo con la tua presenza.

Come adulti, se aspettiamo gli altri ci approvino per primi, stiamo dando via il nostro potere e lasciamo la ferita marcire. Attraverso abbastanza tentativi dolorosi ed errori infine apprendiamo che nessuna quantità di approvazione esterna calma la nostra sete di Reale. È una potente realizzazione vedere finalmente che la fonte dell’adempimento che cerchiamo è dentro di noi, non all’esterno. Questo crea un profondo senso di integrità, responsabilità e un’ardente autenticità.

La nostra sete interiore può essere spenta solo dall’interno.

Viviamo in un momento di trasformazione, dove a molti livelli, non possiamo permetterci di aspettare che ci sia impartito o mostrato che cosa dobbiamo fare. Noi dobbiamo andare avanti coraggiosamente, sostenendo all’interno di ciò che è necessario in primo luogo.

Non possiamo sapere l’intero scopo della saggezza e della bellezza che abbiamo insite in noi finché non abbiamo altra scelta, ma lo chiamiamo fuori di noi per necessità. Ora è quel tempo.

Circa un anno fa ho fatto un sogno in cui ero nella mia macchina e stavo sentendo molta sete. Mi sono tirata su e ho chiesto alcune persone dove trovare l’acqua, ma nessuno poteva aiutarmi. Poi sono andata in un campo aperto che improvvisamente si è trasformato nel cortile di casa dove sono cresciuta, che ha un grande masso al centro di esso. Mi trovavo su un enorme masso e guardando in basso, ho notato che aveva un rientro lungo e profondo, come se esso fosse stato logorato nel tempo da un forte flusso di acqua, anche se l’acqua non c’era in esso al momento. Mi tolsi la scarpa e lentamente misi il mio piede nudo la profonda caverna nella roccia. Come ho fatto così, ho chiuso gli occhi in beatitudine e ho sentito la soddisfazione della mia sete completamente placata.

Questo sogno simboleggia per me che l’abbracciare la nostra tristezza è la chiave per placare la nostra sete interiore, la sete di ciò che è Reale. Il nostro dolore emozionale è un modo per essere modellato, logorato e scavato dal Divino, per creare la via per il flusso universale di muoversi dentro di noi e per trovare quell’eterna fonte di acqua viva. Versiamo lacrime di gioia e felicità così come di paura e dolore. Avete mai sentito la gioia e il sollievo che viene dal sentire un emozione difficile fino in fondo? Quel senso di compensazione, di un peso sollevato, un senso di freschezza e novità? Ogni difficile emozione ci offre questa trasformazione.

Le nostre lacrime possono portarci a questa sacra origine dentro di noi, l’unico vera fonte di appagamento, l’unica cosa che farà placare la nostra sete – la nostra stessa Essenza, la nostra capacità di sperimentare noi stessi come un’immensa, amorevole spaziosità che ha la capacità di abbracciare qualunque cosa sorga — e lasciarla fluire attraverso di noi.

Contemplazioni sulle emozioni difficili:

▪ Essere abilitate comporta accogliere tutte le emozioni senza sentirsi identificati o sovra-alimentati da una qualsiasi di loro. (Questa è un’abilità che può essere appresa).

▪ La rabbia è un’emozione preziosa che ci racconta di che un limite è stato superato. Una volta capita e ascoltata, può naturalmente trasformarsi in conoscenza di sé e fiducia.

▪ Dolore è collegato con la resa e l’accettazione, con la dissoluzione dei vecchi schemi e la nascita di nuova vita.

▪ Lacrime sono sante; l’acqua della Vita.

▪ Solitamente rabbia è uno strato sopra qualche timore. Le nostre paure sono luoghi dentro di noi che hanno bisogno della nostra rassicurazione e amore.

▪ Gli inneschi emozionali indicano che noi abbiamo proiettato vecchi timori o disegni su altri intorno a noi. Ci offrono l’opportunità di indagare in quale schema non guarito dal passato è attivato cosicché possa essere sanato e liberato.

▪ Vi invito alla pratica vivendo le tue emozioni come pura energia, senza una storia o narrazione. Semplicemente sentire l’energia delle vostre emozioni nel tuo corpo e il vostro cuore come si elaborano loro. In tal modo, si è incarna la pura consapevolezza, la tua vera identità.

© Betania Webster 2013

 

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tra le mie mani 
grappoli d’emozioni…
lascio scorrere…
Chiara

 



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